IPERLORDOSI

La famosa iperlordosi è un vero e proprio tarlo per molti che temono questa curvatura della colonna vertebrale, andando oltre il normale range e dipingendo uno scenario di mal di schiena e condizioni mediche correlate. È bene partire dalle basi e inserire gradualmente semplici concetti che possono sfatare miti e dissipare i dubbi nel modo più razionale e scientifico possibile per dipingere un quadro più sereno e veritiero.

Cosa significa lordosi lombare?

Innanzitutto è importante chiarire che l’iperlordosi non è una patologia come molti pensano, ovvero “non posso fare questo esercizio perché ho la lordosi”, cosa che si sente dire spesso con tristezza e rassegnazione.

L’iperlordosi, invece, è  una semplice alterazione della fisiologica lordosi della colonna lombare che, come indica il prefisso “iper”, è più pronunciata del normale (la famosa schiena arcuata).

Questo cambiamento è associato a conseguenze estetiche e talvolta funzionali, e nei casi peggiori può portare al dolore.

Cosa causa l’iperlordosi?

Prima di entrare nel dettaglio di come si può risolvere l’iperlordosi, chiariamo di cosa stiamo parlando:

c’è un aumento della curvatura (estensione), con conseguente iperlordosi, o una diminuzione della curvatura (flessione), con conseguente ipolordosi o lordosi dritta.

Nell’immaginario comune l’eccessiva lordosi è la condizione più temuta ed evitata. Le schiene arcuate sono sempre state demonizzate. L’analisi dell’attività mostra che ci sono molti meno lavori con la schiena arcuata e, viceversa, molti più lavori con la schiena piatta come un lavoro d’ufficio sedentario 8 ore davanti al PC.

Per questo motivo, le persone con lordosi eretta sono molto più comuni oggi rispetto a prima, e le persone con iperlordosi sono molto meno comuni.

È davvero una condizione da evitare?

Ridurre la lordosi è pericoloso almeno quanto aumentarla. Infatti, attraverso un’analisi della letteratura accademica e degli studi scientifici,  il mantenimento di una fisiologica curva lordotica del rachide lombare, soprattutto durante le attività sportive, del tempo libero e durante il sollevamento di carichi, è fondamentale per mantenere l’integrità e la resilienza dell’intero rachide.

Proprio per questo la lordosi lombare non va demonizzata, soprattutto se utilizzata appositamente per proteggere la colonna vertebrale da eventi spiacevoli come ernie e protrusioni.

Mantenere la lombare in archback (lordosi) è fondamentale per evitare infortuni durante il sollevamento pesi dentro e fuori la palestra.

Cosa crea l’iperlordosi?

L’iperlordosi lombare come postura stabile può determinare la sindrome da sovraccarico nel tempo e può anche causare dolore a lungo termine, che  può ridurre ulteriormente lo spazio per il deflusso della radice nervosa nelle persone anziane con anomalie del disco preesistenti e/o ernie o protrusioni.

Anche l’eventuale presenza di punti trigger, può causare mal di schiena acuto e cronico

Ma come si sviluppa la lordosi?

  • L’inclinazione pelvica anteriore aumenta la lordosi lombare
  • Un’inclinazione posteriore del bacino riduce la lordosi della colonna lombare.

Immagina i muscoli ancorati al tuo bacino come dei tiranti, e con l’aiuto della foto qui sotto, puoi facilmente capire che gli squilibri muscolari possono facilmente portare alla stabilità posturale in iperlordosi.

Se la muscolatura addominale è debole e i flessori dell’anca sono invece corti ecco che il bacino non mantiene più il suo allineamento ottimale e manda la lordosi lombare in estensione (si inarca).

Uno squilibrio tipico nei pazienti con iperlordosi è infatti  caratterizzato da:

Tilter (retroversori) posteriori deboli e lunghi (addominali) e tilter (anteversori) anteriori forti e corti (iliopsoas).

Quindi cosa puoi fare  per ridurre la lordosi lombare?

È essenziale sottoporsi alla fisioterapia per valutare la storia, i sintomi e l’equilibrio muscolare.

L’equilibrio muscolare, la mobilità articolare e la struttura posturale sono  spesso fattori altamente soggettivi e si basano sui concetti generali sopra delineati, ma piuttosto che su protocolli preconfezionati, ogni caso dovrebbe essere  attentamente valutato per creare un piano di trattamento individualizzato.

È importante valutare l’equilibrio e la lunghezza dei muscoli addominali e dei flessori dell’anca. Per questo motivo, diversi test eseguiti sul lettino sono importanti  per valutare il controllo pelvico e il test di Thomas è importante per valutare i flessori dell’anca.

Una volta chiarito il quadro soggettivo della persona è possibile utilizzare svariate tecniche per riequilibrare la lunghezza muscolare e ridurre la dolorabilità, come:

  • Mobilizzazione del segmento lombare durante la flessione
  • Reclutamento manuale dei segmenti lombari rigidi in flessione
  • Rafforzamento progressivo della muscolatura addominale con particolare attenzione al controllo pelvico e al reclutamento del  trasverso addominale, anche durante le attività della vita quotidiana
  • Esercizi di allungamento dei flessori dell’anca percepiti come troppo brevi
  • Allungando gli estensori della schiena e rilasciando i punti trigger.

Noi di Clinica della Colonna, avendo chiara la problematica ed avendo piena esperienza in ambito di colonna vertebrale, possiamo facilmente strutturare un programma terapeutico cucito su misura del paziente, basato sulle tecniche descritte precedentemente, terapia manuale (HVLA), strumentale (TECAR e LASER) ed esercizi terapeutici adeguati.

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